Distrazioni e demotivazione; questi sintomi lavorativi sono strettamente correlati a un fenomeno che sta prendendo piede nel contesto lavorativo attuale. Stiamo parlando dei cosiddetti “ruoli inutili”, posizioni lavorative per le quali l’opinione comune può considerare i compiti assegnati come totalmente ininfluenti, spesso percepite come un modo per “riempire” il tempo e giustificare un salario. Questa dinamica può sembrare inverosimile, ma purtroppo rispecchia una realtà che affligge molti lavoratori nel mercato attuale.
In maniera scherzosa, ma con una certa dose di amarezza, questa situazione ricorda una battuta famosa nella Russia sovietica, dove si affermava: “Noi fingiamo di lavorare e loro fingono di pagarci”.
Il problema dei “ruoli inutili” non è isolato e si presenta in diversi settori e in diverse forme. Un esempio classico è quello delle grandi imprese, dove talvolta fiumi di risorse vengono investiti in posizioni, progetti o divisioni i cui risultati concreti non hanno mai visto la luce. Questa tendenza può essere attribuibile a una serie di fattori, come instabilità economica, molteplicità di alte sfere decisionali, oppure l’insufficiente o inefficace comunicazione all’interno dell’organizzazione.
Tale scenario implica un impatto negativo sul benessere dei lavoratori, le cui competenze vengono sottoutilizzate e la cui motivazione viene corrosa dalla mancanza di un valore percepito nel loro lavoro. Allo stesso tempo, crea distorsioni nel mercato del lavoro, con una distribuzione non equa delle risorse, un elevato turnover e una minor attrattività per i potenziali talenti.
Ma qual è il ruolo dell’ HR in questa situazione?
Il dipartimento risorse umane ha il compito di dare un senso alla produttività, valutando accuratamente le posizioni necessarie e assicurandosi che ciascuno svolga un ruolo significativo e gratificante. Le HR devono riuscire a far comprendere l’importanza intrinseca di ciascuna posizione, collegandola all’obbiettivo generale dell’organizzazione.
Una chiara e condivisa visione aziendale, un attento esame delle esigenze operative, la formazione e l’empowerment di ciascun lavoratore, possono costituire un valido antidoto alla diffusione di “ruoli inutili” e alla demotivazione.
Responsabilità del lavoratore
Inoltre, anche il lavoratore ha una responsabilità in questo contesto. È compito di ogni professionista cercare di creare un senso nel proprio lavoro, cercando di capire come il proprio contributo si inserisce nel quadro più ampio dell’azienda. Se si ha la sensazione che il proprio ruolo sia inutile, è opportuno sollevarlo con il manager o con l’ HR.
E se l’azienda non ascolta?
Bene, il mercato del lavoro è ampio e dinamico. Se una posizione non consente di sfruttare pienamente le proprie competenze, ci sono altri posti che lo faranno.
I “ruoli inutili” rappresentano quindi una sfida per il mercato del lavoro contemporaneo. Rispondere a questa sfida significa rivedere le priorità, valorizzare le competenze, promuovere la comunicazione e la collaborazione, e soprattutto, restituire dignità e senso al “lavoro”.
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