Preavviso dimissioni: la sentenza della Cassazione che fa discutere

In Italia, il lavoratore ha diritto a un periodo di preavviso in caso di dimissioni, la cui durata è stabilita dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) applicato al rapporto di lavoro. In caso di mancato preavviso, il lavoratore è tenuto a corrispondere al datore di lavoro un’indennità sostitutiva, pari alla retribuzione che avrebbe percepito durante il periodo di preavviso.

Con l’ordinanza n. 27934/2021, la Corte di Cassazione ha stabilito che il datore di lavoro che rinuncia al periodo di preavviso in caso di dimissioni del lavoratore non è tenuto a corrispondere l’indennità sostitutiva. Questa decisione ha rappresentato una novità importante in materia di preavviso, in quanto fino a quel momento la giurisprudenza era orientata a ritenere che il datore di lavoro fosse tenuto a corrispondere l’indennità sostitutiva, anche in caso di rinuncia al preavviso.

La sentenza della Cassazione:

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sostenendo che la rinuncia al preavviso da parte del datore di lavoro equivale a una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, con la conseguenza che il lavoratore non ha diritto ad alcun compenso per il periodo di preavviso non lavorato.

In particolare, la Corte ha affermato che:

  • Il preavviso è un obbligo giuridico di entrambe le parti del rapporto di lavoro.
  • La rinuncia al preavviso da parte del datore di lavoro è un atto di autonomia negoziale.
  • La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, intervenuta a seguito della rinuncia al preavviso, non dà luogo al diritto del lavoratore all’indennità sostitutiva.

Le implicazioni della sentenza:

La sentenza della Cassazione ha suscitato diverse critiche da parte della dottrina, che ha rilevato che essa potrebbe essere interpretata come un incentivo per i datori di lavoro a costringere i lavoratori a dimettersi, al fine di evitare di corrispondere l’indennità sostitutiva del preavviso.

In particolare, si è sollevato il dubbio che la sentenza possa essere utilizzata dai datori di lavoro per esercitare pressioni sui lavoratori, al fine di convincerli a dimettersi in tronco, senza corrispondere l’indennità sostitutiva.

Inoltre, si è rilevato che la sentenza potrebbe avere un impatto negativo sui lavoratori, in quanto potrebbe ridurre la loro tutela in caso di dimissioni.

Conclusione:

La sentenza della Cassazione n. 27934/2021 ha rappresentato una novità importante in materia di preavviso, con implicazioni potenzialmente significative nei rapporti tra aziende e lavoratori.

La sentenza è ancora in vigore e, pertanto, i datori di lavoro che rinunciano al preavviso in caso di dimissioni del lavoratore non sono tenuti a corrispondere l’indennità sostitutiva.

Tuttavia, le possibilità di ottenere la tutela richiesta da parte dei lavoratori sono ridotte, in quanto la giurisprudenza attuale è orientata a favore delle aziende.

Possibili sviluppi:

È possibile che la sentenza della Cassazione venga modificata o chiarita in futuro, in modo da tutelare maggiormente i lavoratori.

In particolare, si potrebbe prevedere che la rinuncia al preavviso da parte del datore di lavoro non equivale a una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, con la conseguenza che il lavoratore ha comunque diritto all’indennità sostitutiva.

In alternativa, si potrebbe prevedere che la rinuncia al preavviso da parte del datore di lavoro sia possibile solo in presenza di determinate condizioni, ad esempio se il lavoratore accetta la rinuncia in modo consapevole e informato.

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